Farmindustria e la finta trasparenza
Un nuovo codice di trasparenza voluto dalla Federazione europea industrie ed associazioni farmaceutiche (Efpia), dovrebbe essere applicato da giugno nei 33 paesi europei aderenti. Secondo tale codice chiunque potrà conoscere i nomi dei medici e delle organizzazioni che collaborano e percepiscono soldi da una azienda farmaceutica. Tutti i dati, almeno economici, che riguardano il modo come un azienda influenza il comportamento dei medici dovrebbero essere online: partecipazione remunerata ai convegni, emolumenti ricevuti dagli specialisti per consulenze, partecipazione a comitati, ospedali ed enti pubblici sovvenzionati per progetti di ricerca, sponsorizzazioni e donazioni. Secondo le promesse dovrebbe essere concesso uno sguardo almeno sulla parte finanziaria nel grande buco nero della sanità.
Sarebbe una grande operazione all’insegna della trasparenza, che impegnerebbe le oltre 200 aziende farmaceutiche aderenti a Farmindustria, sul territorio nazionale. Purtroppo questo codice di comportamento è già legge in Usa e Francia, ma non in Italia. I medici dovranno dare il proprio consenso per la pubblicazione online dei dati. In caso di rifiuto, i dati saranno pubblicati dalle singole imprese in forma aggregata sul proprio sito ovvero sarà reso noto esclusivamente il numero di professionisti che non ha dato il consenso. Praticamente resta tutto come prima fornendo a Farmindustria l’opportunità di “ripulirsi” a costo zero. La corruzione nella sanità sottrae fino a 6 miliardi l’anno alle cure ai pazienti. “La sanità – afferma il presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione, Raffaele Cantone – per l’enorme giro di affari che ha intorno e per il fatto che anche in tempi di crisi è un settore che non può essere sottovalutato, è il terreno di scorribanda da parte di delinquenti di ogni risma”.
In un paese “illuminato” dal buon senso i rapporti non solo economici , ma sopratutto le influenze delle aziende che vendono farmaci chimici sulla sanità pubblica dovrebbe essere obbligatoriamente trasparente e online. Chi guadagna da una proposta di cura dovrebbe essere facilmente leggibile. I rapporti tra medici e aziende farmaceutiche, ma ancor di più i rapporti tra governi e aziende farmaceutiche dovrebbero essere sempre online. In tutta questa grottesca operazione trasparenza la bufala maggiore è proprio l’esclusione dei politici non solo da un obbligo, ma persino dalla libera facoltà di dichiarare i rapporti con le aziende. A sentir loro, oltre a non far nulla di fatto, parrebbe che solo i medici siano coinvolti.